Mio figlio va male a scuola: come inquadrare le difficoltà scolastiche del proprio figlio

Il rendimento scolastico del proprio figlio è una priorità per un genitore: se tuo figlio va male a scuola e c’è un problema di difficoltà scolastiche, per poter intervenire efficacemente sul problema con delle strategie specifiche è indispensabile capire quali sono i fattori alla base che lo generano e lo mantengono nel tempo. Li analizziamo insieme!

Le difficoltà scolastiche e i problemi di rendimento sono tra le principali preoccupazioni per un genitore.

L’adeguato rendimento scolastico viene percepito dal genitore come correlato alle opportunità future e al corretto processo di crescita del proprio figlio.

La frase “mio figlio va male a scuola” difficilmente può essere percepita da un genitore in un modo diverso da un problema da risolvere.

Per questo motivo, da parte delle famiglie, vengono investite risorse significative per cercare di prevenire e risolvere situazioni caratterizzate da difficoltà scolastiche.

Nell’articolo di oggi vediamo insieme come analizzare il problema per orientare in maniera ottimale queste risorse investite dalle famiglie per intervenire sulle difficoltà che il proprio figlio incontra nel contesto scolastico.

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: PREMESSA – USO/ABUSO DELLE RIPETIZIONI PER INTERVENIRE SULLE DIFFICOLTÀ SCOLASTICHE

Una delle strategie per intervenire sul problema di difficoltà scolastiche più frequentemente utilizzata è quella delle ripetizioni.

“Mio figlio va male a scuola? Forse è meglio fargli fare un po’ di ripetizioni…”

Il problema di intervenire in questo modo è che le ripetizioni sono una strategia specifica per un singolo fattore causale del problema: se uso una strategia di intervento che agisce sui fattori sbagliati è molto difficile che riesca ad ottenere il risultato sperato.

Se il proprio figlio fa fatica a capire le spiegazioni di una materia a scuola e noi implementiamo delle ripetizioni per favorire la sua comprensione, questa è una strategia utile perché gli permetterà di capire e di lavorare a casa in maniera autonoma.

Quindi, se il problema è una difficoltà di comprensione dei concetti e/o delle spiegazioni in una materia specifica, le ripetizioni sono lo strumento di intervento specifico adeguato.

Se invece utilizziamo le ripetizioni per un problema che è causato da altri fattori, come ad esempio potrebbe essere un problema di motivazione, stiamo agendo sulla variabile sbagliata: la causa delle difficoltà scolastiche su cui sto agendo con le ripetizioni non è quella corretta.

Se il problema è a livello di motivazione, mio figlio va male a scuola perché non ha incentivo ed interesse per quello che gli viene proposto nel contesto scolastico.

Se intervengo mandandolo a ripetizioni, la mancanza di motivazione, incentivo ed interesse comprometterà l’apprendimento anche in questa situazione specifica e non otterrò il risultato desiderato.

In questi casi specifici capita spesso di vedere che nelle ore di ripetizioni il proprio figlio fa i compiti con l’aiuto dell’insegnante.

L’aiuto dell’insegnante che segue il ragazzo nelle ripetizioni, che dovrebbe servire per comprendere i vari concetti e poi operare a casa in maniera autonoma, viene usato come supporto per svolgere i compiti.

In questo modo si esercita con un aiuto che non avrà a scuola durante verifiche e interrogazioni.

In altre parole, se mio figlio “sta sui libri” solo quando è a ripetizioni, probabilmente c’è qualcosa che non va sul piano della motivazione.

L’obiettivo finale di ogni supporto o aiuto educativo deve essere riuscire ad operare in autonomia: se non ci si avvicina mai a questo risultato probabilmente c’è qualcosa da modificare nell’approccio di intervento.

Con questo esempio abbiamo quindi analizzato insieme l’importanza di implementare delle strategie di intervento adattate sulle cause e sulle caratteristiche specifiche del problema: se lo voglio risolvere devo intervenire sul fattore giusto che lo ha generato.

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: L’IMPORTANZA DELLA CONCETTUALIZZAZIONE DEL PROBLEMA DI DIFFICOLTÀ A SCUOLA

Sono partito con questa premessa per sottolineare l’importanza della concettualizzazione del problema.

Se voglio capire come intervenire efficacemente devo analizzare ed avere ben chiaro in mente il motivo preciso per cui mio figlio va male a scuola e quali sono i fattori specifici che stanno generando il mio problema di difficoltà scolastiche.

Se non procedo in questo modo è come se un medico alla cieca prescrivesse la stessa terapia senza andare a considerare la diagnosi e quali sono i sintomi specifici.

Così come un medico non può procedere in questa maniera, non posso procedere in questo modo neanche per le difficoltà scolastiche.

Data quindi l’importanza della concettualizzazione del problema e di comprendere quali sono i fattori causali che lo generano, adesso andremo ad analizzare quali sono le principali categorie di fattori che possono determinare un problema di difficoltà scolastiche.

Identificare in dettaglio quali sono i fattori che determinano il problema è fondamentale per poi selezionare quelle che saranno le strategie di intervento che possono portare alla sua risoluzione.

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: LE 4 CATEGORIE DI FATTORI CHE CAUSANO UN PROBLEMA DI DIFFICOLTÀ SCOLASTICHE

Le categorie di fattori causali che generano problemi di rendimento scolastico, sono fondamentalmente quattro:

  • Fattori motivazionali;
  • Deficit a livello di un’abilità cognitiva specifica;
  • Fattori emotivi;
  • Fattori legati a strategie operative (Es.: metodo di studio e/o organizzazione del lavoro).

Nei prossimi articoli approfondiremo in dettaglio ogni fattore che in questa sede viene brevemente accennato.

mio figlio va male a scuola

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: CAUSE E FATTORI A LIVELLO MOTIVAZIONALE

La prima categoria di fattori riguarda la motivazione ed è relativa ad impegno e incentivo per la scuola (per un esempio di caso di questo tipo vi rimando al caso di Luca).

  • Mio figlio considera la scuola come il suo dovere?
  • Quando torna a casa da scuola riesce ad organizzarsi e a gestirsi gli impegni scolastici in autonomia senza che ci sia qualcuno dietro che continua ad insistere e spingere?
  • Ogni scusa e pretesto è buono per mettere da parte libri e quaderni?
  • Mostra interesse e curiosità per quello che gli viene proposto a scuola?

Tutte queste domande fanno riferimento alla motivazione

 

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: CAUSE E FATTORI A LIVELLO DI ABILITÀ COGNITIVE

La seconda categoria è il deficit a livello di una specifica abilità cognitiva.

Per dare una prestazione scolastica, una serie di abilità cognitive deve operare in sinergia.

Per esempio, per fare un tema o per svolgere un problema di matematica, l’alunno ha bisogno di utilizzare abilità di lettura, abilità di ragionamento, abilità di comprensione del testo, abilità di pianificazione del compito e così via.

Nel momento in cui anche una sola di queste abilità è compromessa, allora farà da “anello debole della catena” e farà crollare tutta la prestazione.

  • Come posso svolgere il problema se non comprendo correttamente il testo?
  • Come posso esprimere al massimo le mie capacità nel tema di italiano se ho delle difficoltà specifiche nel pianificare il compito?

Se le varie abilità cognitive non riescono ad operare in sinergia, la prestazione scolastica sarà deficitaria anche se in generale l’alunno avrebbe tutte le capacità intellettive per dare una buona prestazione ed avere un buon risultato.

Inoltre, quando arriva il fallimento a causa di questo specifico punto debole, la persona tende a considerarsi non all’altezza e a svalutarsi come persona, più che essere consapevole che il tutto è causato da uno specifico punto debole su cui si dovrebbe intervenire.

 

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: FATTORI EMOTIVI

La terza categoria di fattori che possono determinare un problema di difficoltà scolastiche è rappresentata dagli aspetti emotivi.

Alcuni esempi sono la mancanza di autoefficacia, di autostima e fiducia in sé stessi insieme ad un livello elevato di ansia da prestazione scolastica.

Ad esempio, può capitare che un ragazzo si impegni molto per un’interrogazione ma poi nel momento in cui deve esporre, per tutta una serie di fattori temperamentali o relazionali (es. contrasti con un insegnante troppo severo), l’ansia sale molto e finisce per impedirgli di concentrarsi e di organizzare il discorso in maniera corretta.

In questo caso, anche se le abilità cognitive erano presenti, un fattore emotivo ha impedito al ragazzo di performare in maniera corretta e di dare una prestazione in linea con le sue abilità intellettive di base.

Per un esempio di caso di ansia da prestazione scolastica risolto vi rimandiamo al caso di Veronica inserito tra gli articoli nel nostro sito.

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: FATTORI LEGATI A STRATEGIE E METODO DI LAVORO

Quarta e ultima serie di fattori sono le difficoltà legate alle strategie e metodologie di lavoro.

Se l’alunno non ha un metodo di studio efficace e, ad esempio, utilizza una strategia che consiste nel leggere e ripetere è evidente come stia utilizzando una metodologia di lavoro che non è in nessun modo in linea col funzionamento della nostra memoria e del nostro cervello.

Sta svolgendo un compito con degli strumenti sbagliati e operare in questa maniera gli fa sprecare un sacco di risorse ed energie, impedendogli di raggiungere il suo massimo rendimento.

Inoltre, in questo caso vi è un forte rischio di compromettere la motivazione in quanto vi è un enorme disparità tra lo sforzo impiegato e i risultati raggiunti: se l’impegno è grande, ma continuo a portare a casa fallimenti, il rischio di gettare la spugna e perdere la motivazione sale.

Un altro esempio è relativo a delle abilità di organizzazione del lavoro non efficienti.

Se l’alunno deve preparare un’interrogazione o un compito per un certo giorno ma non riesce a distribuirsi in maniera efficace il lavoro, ecco che non riuscirà ad avere un adeguata preparazione al momento della prova, anche se tutti gli altri fattori erano “a posto”.

difficoltà scolastiche

MIO FIGLIO VA MALE A SCUOLA: DALLA CONCETTUALIZZAZIONE DEI FATTORI CAUSALI ALLE STRATEGIE DI INTERVENTO PER LE DIFFICOLTÀ SCOLASTICHE

Analizzando le variabili in gioco, emerge come evidente quanto sia importante la concettualizzazione del problema e capire quali sono i fattori causali che lo hanno generato di tempo.

Finché non ho chiaro in testa che cosa genera il problema non posso implementare nessuna strategia specifica che mi permetta di risolverlo in maniera definitiva.

Data l’importanza del tema rendimento scolastico, come studio abbiamo deciso di mettere a punto una presa in carico specifica per le difficoltà scolastiche.

Tale presa in carico si avvia con un colloquio di valutazione in cui vengono raccolte informazioni specifiche sul problema per cercare di capire quali sono i fattori in gioco e come interagiscono tra loro.

Vengono raccolte tutte le informazioni che possono contribuire ad inquadrare in dettaglio il problema e il suo funzionamento.

Alcuni esempi di informazioni raccolte sono:

  • storia perinatale e neonatale;
  • rendimento scolastico precedente;
  • storia di funzionamento sociale;
  • storia medica;
  • tappe e fasi di sviluppo.

Nel caso fosse necessario possono essere previsti test cognitivi specifici, osservazioni comportamentali strutturate o colloqui di raccolta di informazioni con gli insegnanti.

Al termine della valutazione (fase di assessment) viene svolta una restituzione di quanto emerso ai genitori e, in ultima istanza, viene avanzata alla famiglia una proposta di intervento in cui, per ogni fattore che ha generato il problema, viene avanzata una strategia di intervento specifica.

Per ogni variabile specifica che ha contribuito a generare e poi mantenere nel tempo il problema, è prevista una tipologia di intervento specifico:

  1. Se il problema è al livello di una certa abilità cognitiva viene prevista una valutazione cognitiva completa che permette di identificare e misurare quale sia il deficit, per poi andare ad implementare delle strategie di intervento specifico (in questo caso si possono prevedere dei training di potenziamento di quella abilità oppure andare ad interfacciarsi con gli insegnanti per personalizzare la didattica, come si fa nella normativa BES – Bisogni Educativi Speciali).
  1. Se il problema è generato da aspetti emotivi viene implementato un intervento cognitivo comportamentale adattato per l’età evolutiva che va ad agire nello specifico su questi fattori.
  1. Nel caso in cui il problema fosse legato a metodo di studio e organizzazione del lavoro viene proposto un training a domicilio con una professionista che si occupa nello specifico di queste problematiche.
  1. Infine, per intervenire sui fattori motivazionali viene proposto un percorso di parent training, con i genitori i quali vengono guidati nell’implementare delle strategie di gestione educativa per reindirizzare la motivazione del ragazzo sulla scuola (per un esempio in cui viene implementato questo tipo di parent training vi rimando all’articolo del caso di Luca).

Nell’articolo di oggi abbiamo analizzato insieme l’importanza nella concettualizzazione del caso e di identificare i fattori causali che generano un problema di rendimento scolastico.

Nei prossimi contenuti analizzeremo in dettaglio tutte le strategie di intervento specifiche: dal trattamento specifico per metodo di studio, all’intervento sulla motivazione, fino alla valutazione cognitiva specifica con batterie di test standardizzati.

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Dott. Alberto Cocco

PSICOLOGO CLINICO