Come aiutare i bambini ansiosi: le tecniche cognitive
Nei bambini ansiosi una parte centrale del loro problema è caratterizzato dalla tendenza ad avere preoccupazioni e pensieri negativi che esasperano la negatività di quello che gli può accadere: con le tecniche cognitive di gestione dell’ansia si può intervenire con successo su questa componente del problema.
Nell’articolo precedente abbiamo visto come riconoscere un problema di ansia in età evolutiva prestando attenzione ad alcuni campanelli di allarme e situazioni a rischio.
In questo articolo inizieremo ad analizzare le principali tecniche di comprovata efficacia per intervenire con successo sui problemi di ansia nel bambino.
Tali strategie fanno riferimento ad interventi clinici specialistici ma, essendo i tipi di ansia utile e disfunzionale lungo uno stesso continuum, questi principi di base possono essere seguiti anche dal genitore che voglia favorire nel proprio figlio una corretta gestione dell’ansia.
Le due principali strategie di intervento fanno riferimento ai seguenti aspetti di un problema di ansia:
- componente cognitiva dell’ansia (es.: i pensieri negativi e le preoccupazioni)
- componente comportamentale (i comportamenti di fuga ed evitamento che determinano lo sviluppo di un problema di ansia e tendono a cronicizzarlo).
Altre tecniche di intervento specifiche che possono essere combinate alle precedenti sono le tecniche di rilassamento che intervengono sulla componente somatica dell’ansia e servono a ridurre il livello di attivazione generale (es.: tecniche di respirazione, rilassamento muscolare progressivo o training autogeno).
COME AIUTARE I BAMBINI ANSIOSI: LA COMPONENTE COGNITIVA DELL’ANSIA
Oggi vedremo insieme le strategie che operano sul versante cognitivo dell’ansia e ti illustrerò quindi le tecniche di intervento che mirano a modificare i pensieri negativi e le preoccupazioni eccessive che generano ansia disfunzionale.
Per un approfondimento sulla componente cognitiva dell’ansia ti invito a leggere il precedente articolo sul nostro sito.
I bambini ansiosi tendono sistematicamente ad interpretare quello che gli sta per accadere come una potenziale minaccia o rischio e a dare per scontato, tra tutti gli esiti possibili, che la cosa più probabile che accadrà sarà un esito negativo.
Se il bambino ansioso ha una verifica a scuola, ad esempio, darà per scontato che andrà male, che il voto sarà negativo e magari che mamma e papà si arrabbieranno sicuramente molto.
Dovendo uscire per un’interrogazione potrà dare per scontato che tutti noteranno la sua tensione e che farà sicuramente brutta figura con i compagni.
I bambini ansiosi compiono quindi due principali tipologie di errori di giudizio e interpretazione:
- danno una stima distorta della probabilità che si presenti un evento negativo o una minaccia (per loro l’evento negativo è il più probabile e l’unico che prendono in considerazione nell’anticipare quello che avverrà);
- danno una valutazione distorta della gravità e dell’impatto dell’evento negativo (tendono a ingigantire e a catastrofizzare l’impatto dell’evento negativo, lo vedono come molto più grave e difficile da gestire di come sarebbe in realtà secondo una prospettiva più razionale).
Le tecniche cognitive di intervento aiutano i bambini ansiosi a riconsiderare queste interpretazioni e a sostituirle con altre più aderenti alla realtà oggettiva delle cose e alla loro reale capacità di affrontarle con successo.
COME AIUTARE I BAMBINI ANSIOSI: LA MESSA IN DISCUSSIONE DEI PENSIERI NEGATIVI E DELLE PREOCCUPAZIONI
La principale tecnica di intervento sulla componente cognitiva dell’ansia viene definita Ristrutturazione cognitiva.
Questa tecnica, come principi generali, è la stessa usata nei problemi di ansia nell’adulto con accorgimenti applicativi specifici per l’età evolutiva che tengono conto delle capacità introspettive del bambino e del suo livello di sviluppo cognitivo ed emotivo motivazionale.
Si snoda attraverso tre fasi consecutive:
- capacità di riconoscimento delle emozioni;
- sviluppo di capacità di riconoscimento e presa di consapevolezza dei pensieri negativi che determinano un’ansia eccessiva e disfunzionale;
- cambio di punto di vista e interpretazione con messa in discussione dei pensieri negativi che verranno sostituiti con altri più adattivi che determinano un livello di ansia adattivo e utile ad affrontare gli eventi esterni.
La tecnica di intervento, nella seconda fase, consiste nel guidare il bambino, tramite attività strutturate e materiali di lavoro specifici, a considerare tutti i possibili esiti di un certo evento per lui ansiogeno.
Tale capacità di riconoscimento permette successivamente al bambino di sviluppare un’aspettativa ed interpretazione più razionali e obiettivi che permettono di riportare il livello di ansia da disfunzionale a adattivo.
COME AIUTARE I BAMBINI ANSIOSI: LE PECULIARITÀ DELLA RELAZIONE TERAPEUTA-BAMBINO
A differenza dell’adulto, con il bambino il processo di apprendimento di queste abilità di gestione delle preoccupazioni deve essere estremamente graduale e deve essere posto l’accento su una relazione informale e “giocosa” con il terapeuta.
Il bambino deve venire in seduta per apprendere nuove abilità ma anche per divertirsi con il terapeuta che deve essere visto dal bambino come una figura positiva con cui deve essere costruita una buona relazione.
Il gioco e il divertimento saranno la principale motivazione del bambino per venire in seduta in quanto il risultato finale di eliminazione del problema di ansia è troppo “in là” ed astratto per il bambino per essere usato come motivazione e incentivo.
Inoltre, il lavoro clinico in seduta dovrà utilizzare il più possibile materiali visivi e schede adatti all’età del bambino e che permettano di far diventare il lavoro più “concreto”, chiaro, divertente e coinvolgente per il bambino.
COME AIUTARE I BAMBINI ANSIOSI: LE FASI DEL LAVORO STRUTTURATO
Il bambino impara a mettere in discussione i pensieri negativi partendo da esempi neutri di situazioni di altri bambini su schede didattiche dedicate che svolge con la guida del terapeuta.
Man mano che il bambino apprende queste abilità di considerare in maniera più obiettiva i diversi possibili esiti, si aumenta la difficoltà delle schede e si passa gradualmente a lavorare sulle situazioni di disagio e di ansia che fanno parte della quotidianità del bambino, che caratterizzano il suo problema di ansia e che sono oggetto dell’intervento.
Tra una seduta e l’altra vengono dati dei compiti a casa e degli esercizi da fare nel proprio contesto di vita con la guida del genitore il quale segue indicazioni precise date dal terapeuta.
Ricordate sempre che l’esercizio a casa è fondamentale per un intervento in età evolutiva in quanto è lì che avviene il vero cambiamento: le nuove abilità vanno generalizzate e consolidate tramite il costante esercizio nei vari contesti.
COME AIUTARE I BAMBINI ANSIOSI: IL PREREQUISITO DI RICONOSCIMENTO DELLE EMOZIONI
Un aspetto fondamentale da tenere in considerazione è che, più il bambino è piccolo, più è necessario, prima di questa fase di messa in discussione delle preoccupazioni, verificare le capacità introspettive del bambino di riconoscere e distinguere le proprie emozioni, abilità che costituisce prerequisito all’applicazione delle tecniche cognitive di intervento sui pensieri.
Nel caso in cui le abilità di riconoscimento delle emozioni non siano sufficienti, si procede con una fase preliminare di training in cui si insegna al bambino, tramite attività interattive specifiche, a distinguere le proprie emozioni e a collegarle all’interpretazione di quello che gli accade.
In questa fase si mette da parte temporaneamente il problema di ansia oggetto dell’intervento e si lavora su situazioni più neutre e meno attivanti dal punto di vista emotivo.
COME AIUTARE I BAMBINI ANSIOSI: ALCUNI CONSIGLI OPERATIVI PER IL GENITORE
Se sei un genitore, per intervenire autonomamente e fin da subito per sviluppare queste competenze emotive in tuo figlio ti consiglio il manuale l’ABC delle mie Emozioni del professor Mario di Pietro, che comprende schede e materiali di lavoro specifici che puoi svolgere con tuo figlio quotidianamente come gioco.
Un altro consiglio spendibile che ti do è di far sì che ogni giorno, nelle conversazioni con tuo figlio tu faccia dei riferimenti a come ti sei sentito in certe situazioni dal punto di vista emotivo insieme al motivo, ai pensieri e alle interpretazioni che ti hanno fatto sentire così.
Potrai inoltre guidare tuo figlio nell’etichettare lo stato emotivo che prova in certe situazioni e a collegarlo all’interpretazione di quello che gli è accaduto.
Questo esercizio può essere fatto anche quando leggi un libro, un fumetto o racconti una storia a tuo figlio.
Durante la storia ci si può fermare e chiedere al bambino il suo punto di vista sullo stato d’animo dei personaggi e che cosa secondo lui passava per la testa dei personaggi della storia in quel momento: quali erano le intenzioni, i pensieri, le percezioni e le interpretazioni.
In queste situazioni potrai guidare tuo figlio nel riconoscere le emozioni dei vari personaggi: la pratica regolare farà emergere l’abilità nel tempo.
Ricorda che sotto gli 8 anni queste abilità non sono semplici da padroneggiare per il bambino e serve procedere con molti stimoli costanti e gradualità.
Nei prossimi articoli vedremo insieme le tecniche di intervento sulla componente comportamentale dell’ansia, segui la nostra pagina per non perderli!
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Dott. Alberto Cocco
PSICOLOGO CLINICO